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Una delle band svedesi più note in ambito progressive, i Kaipa hanno diversi dischi all'attivo, ma i più interessanti restano sicuramente i primi due. Si formano nel 1973 a Uppsala come trio, e col nome di Urakaipa (riferito a un leggendario capo-tribù dell'età della pietra) realizzano nel 1974 un primo 45 giri intitolato "För Sent"/ "Bay-e Bay-o". Subito dopo optano per la sigla definitiva, e con l'innesto di un chitarrista come Roine Stolt, incidono quindi il primo ellepì omonimo (1975). Quasi interamente composto dal tastierista e cantante Hans Lundin, l'album mostra l'ispirazione classico-sinfonica del quartetto svedese, dedito a un romanticismo elegante e un po' ingenuo, come nelle liriche in lingua svedese. Molto tipico di questo stile è l'iniziale "Musiken är ljuset". Anche senza eccessive forzature, le tastiere fanno la parte del leone, tra organo Hammond e pianoforte, ben bilanciate però dalla duttile chitarra solista di Stolt, ad esempio in "Ankaret", episodio di chiara impronta barocca, mentre negli episodi strumentali, come in "Skogspromenad", fanno capolino anche richiami discreti al folk scandinavo. Il secondo album degli svedesi, "Inget nytt under solen"(![]() |
"Inget nytt under solen" |
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Si tratta di un quartetto romano che incide nel 1973 il suo unico album, intitolato "Free Love" per ricordare l'omonima band attiva già alla fine dei Sessanta. Nel 1972, dopo aver realizzato due singoli nel corso del 1970, i Free Love vennero infatti falcidiati da un tragico incidente d'auto nel quale due membri, Gianni Caia e l'americano Steve Stogel, persero la vita. Uno dei due superstiti, Stefano Sabatini, è protagonista principale col suo piano elettrico di questo disco diviso in sei episodi e decisamente orientato verso il jazz. Si segnalano brani come "Inverno '43" o "Oceano", caratterizzato dal flauto, in una sequenza interamente strumentale e in pratica senza concessioni al gusto della contaminazione con il rock, come altre band italiane faranno nello stesso periodo. Ottimo comunque l'apporto al sax (contralto e soprano) di Massimo Balla, mentre la solida sezione ritmica è assicurata dai validi Franco Tallarita (basso) e Giovanni Liberti (batteria). E' senz'altro buona musica, suonata a dovere da un gruppo piuttosto sicuro dei suoi mezzi, anche se probabilmente fin troppo compassato e accademico per colpire il grosso pubblico di quegli anni, abituato a sapori e suoni molto più avventurosi. Questo è forse il limite più evidente del disco, che infatti non riscuote alcun successo: nonostante una discreta attività live, inclusa la partecipazione al "Festival d'Avanguardia e Nuove Tendenze" di Roma, e qualche successivo cambio in organico, con il nuovo bassista Gianni Colaiacomo al posto di Tallarita, i Kaleidon si sciolgono nel 1974 senza avere altre possibilità discografiche. Sabatini suona in seguito con Toni Esposito e con i Samadhi, prima di dedicarsi a un'intensa e soddisfacente carriera di solista jazz. Gianni Colaiacomo farà parte invece del Banco nel periodo 1979-1984. |
"Free Love" | ||||||||
Questa band di Helsinki, il cui nome cita il poema epico finlandese che Elias Lönnrot mise insieme a metà dell'Ottocento, si forma nel 1969 e realizza tre album nel corso dei Settanta. Dopo una prima fase live dedicata al puro rock'n'roll, il gruppo viene rifondato da Lido Salonen (basso) con Markku Luukkonen (batteria) e Matti Kurkinen (chitarre), oltre al cantante Harri Saksala: il mutato indirizzo stilistico è più che evidente nel primo album "People No Names" (1972)![]() |
"People No Names" | ||||||||
Una delle più note band americane dei Settanta, e non solo, i Kansas nascono su iniziativa di Kerry Livgren (chitarra) e Phil Ehart (batteria), prima impegnati in due gruppi diversi. La nuova formazione debutta nel 1974 con un omonimo passato inosservato, e matura rapidamente nei dischi successivi, quando il connubio di robusto rock melodico e influenze progressive comincia a destare interesse. Dopo "Song for America" (1975), il gruppo ormai stabilizzato come sestetto, pubblica "Masque" lo stesso anno: l'abile sintesi tra hard-rock melodico e impasti strumentali che richiamano il rock barocco inglese, con il violino classicheggiante del cantante Robby Steinhardt in evidenza accanto alle ricche tastiere di Steve Walsh e alla doppia chitarra, piace al pubblico. Tipici esempi della formula sono "Icarus - Borne on the wings of steel", "All over the world" e soprattutto la conclusiva "The pinnacle". Il periodo migliore dei Kansas è quello che segue, condensato in un paio di album di largo successo. In "Leftoverture", uscito nel 1976, gli ingredienti di base sono perfezionati: eleganti episodi alla Genesis ("The wall"), con belle parti di piano e chitarra, o in stile Gentle Giant ("Miracles out of nowhere" e "Cheyenne anthem"), con preziosismi sparsi, convivono con classici brani di taglio americano, ad esempio l'apertura brillante di "Carry on waynard son", con le voci corali in primo piano. Il brano di chiusura, "Magnum opus", è come spesso accade quello più ambizioso: prima rarefatto e poi oscuro, include virtuosismi al violino e repentini cambi di tempo, con un'enfasi di maniera, anche se ben confezionata. Il discorso vale anche per "Point of Know Return" (1977), che offre ancora richiami ai capiscuola britannici in una sequenza di dieci brani più brevi e formalmente impeccabili. Steinhardt suona violino, viola e violoncello con metronomica precisione ("Paradox" o "Portrait"), e si lancia in spericolate fughe insieme al synth ("Closet chronicles"). Il disco scorre via gradevole come sempre, tra sferzate rock e qualche inserto cameristico: il breve strumentale "The spider", basato sull'organo, è interessante e l'epilogo di "Hopelessly human" è senz'altro di ottima fattura, ma quello che manca è proprio l'acuto che resta in mente a riprova d'una personalità spiccata. Baciati comunque dal successo, i Kansas proseguono nella stessa scia con altri dischi fortunati, anche negli Ottanta e oltre. |
"Leftoverture" | ||||||||
Formazione britannica originaria di Newcastle, i Kestrel (cioè il rapace Gheppio) lasciano alle cronache musicali il solo album omonimo, pubblicato nel 1975 su etichetta Cube-Decca. Lontani dai fasti e dalle compiaciute oscurità del progressive rock della prima ora, i cinque componenti sviluppano otto tracce di rock scorrevole, spesso melodico e brillante, senza mai diventare travolgente. Nella ricetta del gruppo spicca anzitutto la convincente voce solista di Tom Knowles, quasi sempre in primo piano, mentre per il resto le tastiere e la chitarra si dividono equamente i compiti nell'articolazione delle trame strumentali. L'iniziale "Acrobat" mostra il lato più cantabile, quasi pop del suono-Kestrel, accattivante e ben organizzato, seppure non particolarmente originale, così come "Take It Away", aperta dalla chitarra ruggente di Dave Black. In realtà non mancano composizioni più ambiziose, ad esempio la lunga "In the War", con la chitarra ancora protagonista accanto al piano elettrico e all'organo di John Cook, in una dimensione evocativa di buona presa, fitta di sospensioni e ripartenze, fino al maestoso ingresso del mellotron nell'ultima parte. Simile lo schema nella chiusura di "August Carol", dove il mellotron irrompe dopo i fraseggi vivaci di chitarra e organo intorno al canto duttile di Knowles: un finale in crescendo, impreziosito dalle note lunghe della chitarra elettrica. Scandita dal pianoforte, la più morbida "Last Request" è tra i momenti migliori per la bella performance del cantante e una scrittura melodica piuttosto raffinata nel suo genere, mentre al contrario un episodio come "Wind Cloud", ancora più intimista, suona quasi stucchevole. Insomma, tra alti e bassi, i Kestrel firmano un disco di piacevole ascolto, dove si apprezzano le qualità dei singoli e una produzione all'altezza, ma viene a mancare l'acuto che renda memorabile la loro unica incisione, oggi ricercata soprattutto dagli amanti del mellotron. John Cook, che aveva militato in diversi gruppi pop-psichedelici (Mungo Jerry e Octopus tra gli altri) suonerà nei Goldie, mentre Dave Black farà parte del gruppo The Spiders From Mars, nato a suo tempo per accompagnare David Bowie. Varie le ristampe CD in circolazione, a cura di Second Harvest, Esoteric e la nipponica Victor. |
"Kestrel" | ||||||||
Una meteora leggendaria quella dei Khan, band prettamente canterburyana dalla storia breve, ma non per questo meno importante. Il chitarrista Steve Hillage (ex-Arzachel), dopo due anni musicalmente fecondi trascorsi a Canterbury, torna a Londra nel 1970 e l'anno seguente mette insieme questa band che include il tastierista Dave Stewart (già con gli Egg), oltre a Nick Greenwood (basso e voce) ed Eric Peachey (batteria). Il nuovo quartetto pubblica finalmente l'album "Space Shanty"(![]() |
"Space Shanty" |
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Con la sua vena folle e spiritata, Arthur Brown attraversa la psichedelia inglese e col suo gruppo, The Crazy World of Arthur Brown, realizza un album omonimo nel 1968, contenente la celebre "Fire". Sciolta la band, l'artista si ripresenta agli inizi del decennio successivo con i Kingdom Come, una band inquadrabile nella scena psych-prog del periodo. In realtà anche "Galactic Zoo Dossier" (1971)![]() |
"Galactic Zoo Dossier" |
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Lasciati gli Indexi, il tastierista Kornelije Kovac forma i Korni Grupa nel 1968 a Belgrado. Tra il 1969 e il 1971 la band serba realizza diversi singoli e un paio di EP di pop melodico, cominciando a farsi conoscere in patria e anche in Francia, dove "Trla Baba Lan", nella versione di Dalida ("Ram Dam Dam"), riscuote un grande successo commerciale. Solo nel 1972 viene pubblicato l'album d'esordio omonimo, uno dei primi dischi rock della ex Jugoslavia, con una formazione schierata a cinque e il valido cantante Zlatko Pejakovic in evidenza nelle cinque tracce. La lunga suite in quattro parti "Put za istok" (La strada verso Oriente) è forse la composizione più ispirata: tra i potenti riff chitarristici di Josip Bocek e parti vocali sempre incisive, colpisce l'agile tessuto ritmico impreziosito dai fraseggi al piano elettrico di Kovac, in forte odore di jazz. Nel segmento finale intitolato "Zemlja" emerge anche un'anima melodica tipicamente slava. La raffinata patina jazz si accentua in "Moj bol", dalle cadenze accattivanti, e il canto eclettico protagonista insieme al pianoforte e alla chitarra solista. Affinità con il prog italiano del periodo si ascoltano qua e là, ad esempio in "Bezglave Ja-Ha horde", oltre che nella bella apertura di "Glas sa obale boje", ma in generale il disco è il brillante biglietto di presentazione di una band dall'indubbio talento. Nel 1974 i Korni Grupa partecipano con "My Generation" all'Eurosong Contest di Brighton, nell'edizione vinta dagli Abba con "Waterloo". Lo stesso anno, cambiato il nome in Kornelyans, il gruppo realizza in Italia per la Ricordi un secondo album come "Not an Ordinary Life" (![]() |
"Not an Ordinay Life" |
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Una pregevole band tedesca di eclettici autodidatti dai molteplici talenti, dedita a una forma di rock-fusion piuttosto originale. Originari di Ulm, i Kraan si trasferiscono a Berlino nel 1970 e fanno il loro esordio con un disco omonimo nel 1972. Eloquenti manifesti del loro stile peculiare (e indirettamente della loro vita comunitaria all'insegna del socialismo), in una discografia piuttosto nutrita, sono il secondo disco, "Wintrup", e quindi "Andy Nogger". Nel primo, uscito nel 1973, i quattro (chitarra/voce, basso/voce, sax, batteria) correggono il jazz improvvisato del debutto in favore di uno spumeggiante ibrido di rock-jazz colorato, imprevedibile e divertente. Scampoli di caldo space-rock s'intrecciano a richiami esotici ben distillati, con le parti vocali molto incisive. Spiccano tra i sei brani l'iniziale "Silver Wings", un rock pieno di echi orientali, e poi "Backs", con il basso virtuoso di Hellmut Hattler in splendida evidenza assieme al fraseggio arioso del sax. Nella title-track prevale un'atmosfera sospesa, con la voce solista al centro di un sofisticato tessuto strumentale di chitarra acustica e percussioni, mentre la chiusura di "Jack Steam" è ancora all'insegna di un rock scintillante, dominato della chitarra di Peter Wolbrandt, tra numeri a effetto e frequenti cambi di tempo. Col successivo "Andy Nogger" (1974)![]() |
"Andy Nogger" |
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Una formazione originaria di Orebro, in Svezia, responsabile di un solo e rinomato disco. La sigla Kvartetten Som Sprängde vuol dire "il quartetto che esplose": nel senso che all'inizio della loro breve storia uno dei quattro membri fondatori uscì dal gruppo, e infatti è un trio quello che nel 1973 realizza per l'etichetta Gump l'album "Kattvals" (![]() |
"Kattvals"
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